Questo il messaggio emerso dal Green Loop Festival di Morro d’Alba (AN) e in particolare dall’evento finale di domenica scorsa cui ha partecipato, tra gli altri, il sottoseretario al MiTe Ilaria Fontana
Il messaggio dell’evento di chiusura del Green Loop Festival di Morro d’Alba, il piccolo comune in provincia di Ancona noto per il vino “lacrima”, è stato chiaro: se non vogliamo che l’economia circolare e la transizione ecologica siano un buco nell’acqua dobbiamo essere tutte e tutti coinvolti e spenderci tutti, ciascuno col proprio ruolo, dai singoli cittadini ai politici, dagli imprenditori alle amministrazioni locali fino alla diplomazia internazionale. È stato questo il fil rouge degli interventi dei partecipanti all’appuntamento “Economia circolare e recovery plan: prospettive future”, domenica 20 giugno in piazza Barcaroli. Qui si sono alternati Ilaria Fontana, sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica, Massimo Fileni, presidente del Cluster Agrifood Marche, Francesco Bicciato, segretario del Forum per la finanza sostenibile, Francesco Regoli, direttore del dipartimento Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università politecnica delle Marche, Nicolas Meletiou, managing director ESO, moderati dal nostro direttore editoriale Raffaele Lupoli. Da loro è arrivato un monito all’apertura dei processi della transizione ecologica a tutta la società, che purtroppo non ha ancora trovato spazio nel Pnrr.
Transizione culturale ed etica
Lo spiega bene la sottosegretaria al MiTe Ilaria Fontana: “La transizione, termine ormai abusato, è una transizione ecologica, energetica, ambientale, burocratica, ma deve essere necessariamente anche una transizione culturale ed etica. Altrimenti abbiamo già fallito”. La sostenibilità ambientale “deve essere scientifica, politica, aziendale, individuale. Con un ruolo attivo delle comunità locali. Sono tantissime le risorse per la ripartenza, ma se ognuno di noi non fa la propria parte abbiamo fallito”, ribadisce Fontana.
Il ruolo delle imprese
A loro modo, partendo ciascuno dal proprio punto di vista, sono d’accordo anche gli uomini d’impresa presenti alla tavola rotonda. Un imprenditore può “fare il proprio interesse nell’interesse della comunità”, sottolinea Massimo Fileni, guida dell’omonimo gruppo avicolo e presidente del Cluster Agrifood Marche. “Può farlo per tre motivi – chiarisce –. Primo, perché ci sono sempre più norme che vanno ottemperate in tema di sostenibilità, e quanto più efficacemente e velocemente riesce a rispettare le norme tanto più è competitivo. Secondo, pensando a quelle regole che non ci sono ancora ma che ci saranno presto, come quelle sugli impatti climatici delle filiere o quelle sulla circolarità: se l’impresa si prepara prima lo fa nel proprio interesse e nell’interesse della comunità. Terzo: per i consumatori che sono sempre più attenti a quello che acquistano, anche oltre le prescrizioni normative, e quando scelgono vogliono sapere quale impatto stanno avendo sull’ambiente, sul territorio, sulla comunità, sul futuro”.
Da esperienze diverse giunge allo stesso punto di arrivo Nicolas Meletiou, managing director di ESO, impresa che si occupa principalmente di recupero e avvio al recupero di rifiuti da ufficio: “Arrivo nel mondo dei rifiuti per caso. È stata l’occasione per tradurre il know how internazionale che la vita mi aveva offerto per far qualcosa per gli altri. Nel 2001 dicevamo che l’economia circolare sarebbe stata il futuro, quando era quasi tabù parlarne”. Sempre per caso Eso arriva allo sport e al riciclo di scarpe da ginnastica e poi di pneumatici per bici, palline tennis, da cui si creano pavimentazioni per parchi giochi e piste di atletica. Nasce così anche il progetto dei Giardini di Betty, dedicati alle moglie di Meletiou prematuramente scomparsa, per la creazione o la riqualificazione di parchi giochi (oggi 22 in tutta Italia) appunto con pavimentazione antitrauma ottenuta dal processo di riciclo di scarpe sportive, palline da tennis, copertoni e camere d’aria di biciclette. Una circolarità che è anche solidarietà e coesione sociale e che è in continua evoluzione. Meletiou ha infatti raccontato di un nuovo macchinario, in via di ultimazione, che è in grado di trasformare scarpe, palle da tennis e altri oggetti direttamente in materia prima seconda pronta per una nuova vita.
E quello della giustizia sociale
Intervenendo al dibattito conclusivo del Green Loop Festival, Francesco Bicciato, segretario del Forum per la finanza sostenibile e da pochi giorni consulente su questi temi per il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sostenibili, ha tenuto subito a chiarire come “non esista economia circolare che possa dirsi sostenibile se non teniamo conto dell’inclusione sociale”.
Oggi, spiega Bicciato, assistiamo “alla presa di coscienza che il modello di sviluppo che avevamo prima non funzionava più”. Ne ha preso atto anche il sistema finanziario che ormai per buona parte “integra concetti ambientali e sociali nell’analisi economico-finanziaria classica”. Nella finanza sostenibile, precisa, “ambiente e sociale non sono complementari alla massimizzazione della rendita dell’investimento ma sono parte integrante di pari valore, come uno sgabello a tre gambe: se manca la sostenibilità ambientale, quella sociale o quella economica lo sgabello non sta in piedi”.
Non parliamo di risorse marginali, aggiunge, ma di “30 mila miliardi a livello globale, 14 a livello europeo, 1.700 soltanto in Italia. Non si tratta di una nicchia ma di volumi crescenti che si spostano verso un’economia che rispetti criteri ambientali e sociali”.
Un modello di vita
“Nei quattro giorni del festival abbiamo utilizzato i linguaggi dell’arte e della creatività per parlare di economia circolare”, ha detto il direttore scientifico e artistico del Green Loop Festival, Marco Cardinaletti, dando appuntamento all’edizione 2022 insieme al sindaco di Morro D’Alba Enrico Ciarimboli. “Siamo usciti dagli steccati scientifici per arrivare alle persone, perché l’economia circolare e la transizione ecologica non riguardano solo gli esperti, ma riguardano tutti noi, i nostri comportamenti quotidiani, i nostri stili di vita. Oggi concludiamo questo Festival che non resterà una tantum, ma vogliamo che diventi un appuntamento fisso per riflettere sui temi dell’economia circolare e per farne un modello di vita”.