Le più antiche palline da tennis venivano realizzate in pelle e riempite di segatura, gesso, lana o terra. Venivano impiegati persino capelli, stomaci di animali e corda. Ma è grazie alla vulcanizzazione della plastica, processo brevettato da Charles Goodyear nel 1844, che le palline si diffusero per poi venire pressurizzate e colorate, prima di rosso o grigio e, a partire dagli anni 80, in giallo per facilitare la visione al pubblico televisivo. Solo Wimbledon mantenne il colore bianco ancora fino al 1986.
In tutti i tornei professionistici si usano palline pressurizzate, ciò vuol dire che il nucleo è riempito con aria in pressione o azoto. Per conservarle al meglio, anche i contenitori sono pressurizzati e chiusi ermeticamente. Qual è la differenza tra quelle pressurizzate e non?
Le prime sono più rigide e tendono a rimbalzare maggiormente, ma la loro aspettativa di vita è più breve e il processo di decadimento inizia non appena vengono rimosse dalle bombolette pressurizzate. Sono adatte per chi cerca la massima qualità e può permettersi di sostituire la pallina tennis regolarmente.
Al contrario, le palle da tennis non pressurizzate sono utilizzate in Europa, durano più a lungo e l’esperienza di gioco rimane più o meno la stessa. Viene quindi preferita da tennisti occasionali e/o da persone che tendono a non volerle sostituirle molto spesso.
Le palle da tennis sono realizzate con una miscela di gomma ricoperta da due linguette feltro (non pelo) composte da lana e fibre sintetiche. Il feltro oltre ad accentuare gli effetti impressi alla palla, permette di regolarne e controllarne la velocità.