I Kalenjin, popolo keniota del gruppo nilotico che vive nella zona centrale della Rift Valley, hanno imposto il proprio dominio nella maggioranza delle gare di fondo e mezzofondo: tre quarti degli ori olimpici kenioti sono loro.
Nelle gare di resistenza e distanza gli atleti keniani sono i più forti al mondo. Negli ultimi venticinque anni gli atleti di colore hanno conquistato più della metà del medagliere nelle corse di lunga distanza.
Kip Keino, Henri Rono, Wilson Kipketer e Paul Tergat, fino ai campioni di oggi Wilfred Bungei e Pamela Jelimo provengono dalla stessa terra d’origine, il Kenya, più precisamente dalle colline della Rift Valley, dalla tribù Kalenjin.
Qual è il vantaggio di questa popolazione? Tante sono le supposizioni e gli studi fatti.
I Kalenjin vivono in una regione dal clima mite attraversata dall’equatore, ad un’altitudine di duemila metri; questo garantirebbe riserve d’ossigeno superiori alla media quando si scende al livello del mare.
Altre tesi attribuiscono questa superiorità fisica alle loro abitudini alimentari: essendo un popolo di pastori, i Kalenjin si nutrono di latte e carni rosse, ma il loro piatto principale è l’ugali, una sorta di polenta che integra con l’apporto di carboidrati una dieta molto proteica.
Secondo il giornalista keniota John Manners, la verità è che i Kalenjin sono nati per correre: si spostano da sempre con le loro mandrie attraverso la Rift Valley percorrendo chilometri di strada.
C’è poi una questione di struttura fisica: in genere hanno gambe più lunghe e affusolate. È un altro enorme vantaggio perché durante la corsa gli arti inferiori agiscono come dei pendoli e più pesante è il peso in fondo al pendolo più energia serve per muoverlo, quindi più fatica compie l’intero organismo.
Altre tesi collegano la resistenza sviluppata da questa tribù ai riti di iniziazione cui sono sottoposti i giovani Kalenijn per diventare membri adulti della società che li abituano a controllare la sofferenza.
Le differenze sul piano fisico sicuramente sussistono, ma non sono ancora state dimostrate in modo incontrovertibile, e pongono tutta una serie di delimitazioni e definizioni che fanno dubitare che si arrivi mai a qualche conclusione certa.